Come NON fare una newsletter. Errori da evitare per email professionali.

& cat Appunti, Suggerimenti.

Caro diario, oggi ho ricevuto nella mia casella email una newsletter talmente carica di errori che ho deciso di premiarla con il titolo “la newsletter aziendale più brutta dell’anno“. Siccome “si parla del peccato ma non del peccatore”, ecco la lista degli errori da evitare di cui questa email è un generoso campionario, in ordine sparso.

dettaglio dell'email newsletter più brutta dell'anno

Dettaglio della newsletter più brutta dell’anno

  • Il mittente è una persona non meglio precisata. In questo caso solo un nome proprio, senza cognome, e tutto maiuscolo: una sconosciuta mi urla il suo nome.
  • Indirizzo email non corrispondente al sito aziendale. Non è molto più descrittivo del nome, l’uso di un account non aziendale (hotmail, tiscali, libero, yahoo…) già riduce l’impressione di “professionalità” della provenienza del materiale.
  • Oggetto dell’email poco descrittivo. Una frase troppo generica non aiuta a capire di che cosa si tratta. Leggermente meglio delle email senza oggetto.
  • Il destinatario è nascosto o un elenco di indirizzi. Grave peccato inviare in chiaro elenchi di indirizzi email, brutto non indirizzare al singolo ricevente (anche il “semplice” plugin per WordPress MailPress personalizza il destinatario)
  • Nessuna introduzione, nessuna firma, nessun contenuto testuale. Tralasciando la cortesia dei saluti, una email che non contiene elementi testuali è poco gradita.
  • Il messaggio principale è delegato ad una immagine. Il testo sull’immagine, soprattutto quello a dimensione 3 punti, è poco leggibile, soprattutto se light, italic, grigino su fondo verde acido.
  • Nessun link. Oppure indicazioni di email e sito web solo su immagine. Ovvero come scoraggiare anche i più intraprendenti. La cosa migliore è rendere i contatti semplici con il minimo sforzo da parte dell’utente.
  • Cattiva impaginazione, dubbio gusto e svariati errori. Non aiuta a costruire una immagine professionale, soprattutto se la newsletter è inviata da un “professionista” in comunicazione, stampa, arti grafiche.
  • Utilizza Incredimail (o simili) e pubblicizza il servizio con gif animate. Esistono molti servizi gratuiti, a basso costo o a pagamento, personalizzati in base alle esigenze. Sono tutti meglio (anche una semplice email testuale) di qualcosa creato con un servizio che promuove

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  • È pesante. 7MB per una newsletter sono proprio tanti.
  • Non è richiesta. Il peso di cui sopra si fa subito più pesante per il fatto di non essere mai stata richiesta. Nessuna iscrizione, nessuna autorizzazione specifica. Preferisco le email che richiedono l’autorizzazione all’invio di ulteriore materiale.
  • Non contiene indicazioni per annullare l’iscrizione o l’invio. A maggior ragione essendo una newsletter che non proviene da una sottoscrizione è importante proporre la scelta di non riceverne altre.
  • 10 punti di demerito per l’immagine delle salsicce ballerine che procurano il mal di mare.

Punti a favore:

  • lessico e grammatica corretti
  • allegati in pdf con disponibilità a produrre formati differenti

C’è da dire che ha catturato la mia attenzione, tanto che ho impiegato del tempo ad analizzarla e parlarne, ma l’impressione ricavata è negativa. Non è importante solo farsi notare: la comunicazione aziendale, verso i clienti e possibili nuovi acquirenti, deve essere costruita in modo da comunicare una buona immagine di sé e/o dell’azienda. Anche con un budget ridotto, ed anche per una azienda che propone servizi a basso prezzo, è possibile creare una newsletter curata che ispiri fiducia e stimoli alla lettura o al contatto per finalizzare un acquisto.

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